“In molti si sono domandati come mai i sylvok del Groviglio si siano schierati con i vedalken e non con gli elfi. Il motivo è abbastanza chiaro, in realtà: la tecnologia. Le macchine dei vedalken potevano essere utili per entrare più facilmente in contatto con gli Scomparsi o per osservare il comportamento di questi ultimi. Inoltre, il loro metallo poteva essere facilmente riconvertito e tramutato in catalizzatori per le anime o in altri tipi di oggetti rituali.” –Lyak, Tessisapere di Vithia
In questo episodio
I sylvok, alleati con i vedalken, affrontano gli elfi in una sanguinosa guerra per il dominio sul Groviglio, la foresta di Mirrodin.
Il Groviglio in guerra
È probabile che gli elfi, che da sempre si consideravano i veri padroni della foresta, abbiano cercato di obbligare i sylvok a rinunciare alla tecnologia di Memnarch ottenuta dai vedalken. Nel momento in cui la diplomazia fallì, però, i seguaci di Ezuri passarono alla violenza, forse persino attaccando l’Altare di Araneas. Sappiamo infatti che negli ultimi anni precedenti l’Avvento di Nuova Phyrexia, il Tempio della Forza divenne il principale luogo di incontro dei sylvok al posto dell’Altare. Ciò significa che potrebbe essere stato effettivamente abbandonato o distrutto.
In ogni caso, gli umani non accettarono le condizioni degli elfi e continuarono a fare largo uso dell’artificio, innescando però una serie di piccoli conflitti e azioni di guerriglia che insanguinarono il Groviglio. Ad accentuare maggiormente le tensioni, poi, intervenne anche un secondo fattore esterno: l’espansione del Dross e l’invasione dei vampiri.
A causa del proliferare delle ritorsioni e delle vendette verso gli elfi e dei frequenti scontri con vampiri, nim e altri orrori mai visti prima da occhio mirran, i sylvok cominciarono a cambiare la loro visione del mondo. Per difendere i loro reliquiari, dunque, iniziarono ad affidarsi sempre più alla forza, e al lato selvaggio e violento di quegli animali che veneravano.
Benzir II, il Distruttore del Groviglio
Probabilmente fu proprio cavalcando l’onda dell’insofferenza e della rabbia nei confronti degli elfi che un omonimo di quello stesso Benzir che aveva dato vita al culto degli Scomparsi riuscì a far carriera fino ai più alti ranghi del Tempio della Forza.
Fin dai primi giorni del suo regime, Benzir II accentrò su di sé il potere, personalizzando il culto degli Scomparsi, tanto che negli ultimi giorni della civiltà mirran, ordinò di incidere il suo nome all’interno di tutti i reliquiari appartenenti al Tempio della Forza. Inoltre, il nuovo leader si prodigò per mettere violentemente a tacere ogni voce di dissenso, utilizzando ogni mezzo possibile ed arrivando persino a tradire il suo stesso popolo, stringendo un patto con Glissa, ormai divenuta phyrexiana.
In cambio della possibilità di studiare Phyrexia e della promessa di un laboratorio privato, Benzir accettò di nascondere ai suoi stessi compagni la verità su ciò che si nascondeva dietro i primi segnali dell’Ascesa di Nuova Phyrexia. Egli negò la pericolosità degli orrori neo-phyrexiani ed affermò che gli strani fenomeni causati dalla corruzione dell’Olio Scintillante fossero in realtà un prodotto del Sole Verde. Era la sua luce che stava modificando l’ecosistema di Mirrodin per condurre i suoi abitanti verso una nuova era di gloria.
Tuttavia, va anche sottolineato come piegando la testa dinnanzi a Glissa e Vorinclex, Benzir sia stato in grado di salvare dalla morte una piccola ma consistente parte del suo popolo, vendendolo di fatto ai leader di quello Sciame Brutale che condividevano molti dei suoi stessi valori. Secondo Vorinclex e Glissa, solo i più forti (persino tra i phyrexiani) sopravvivevano, e Benzir e i suoi seguaci sono sempre stati altrettanto convinti della bontà di questa filosofia.
Ne vuoi ancora?
Approfondimento su La Città delle Ombre: Sintetizzando Innistrad, capitolo 2: la Tomba Infernale
Episodio precedente: Phyrexia: storia di un incubo meccanico. L’ascesa di Benzir I
Prossimo Episodio: Martedì 12 novembre
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