Phyrexia: storia di un incubo meccanico. La Controinvasione

Phyrexia: storia di un incubo meccanico. La Controinvasione

“In tutta la storia di Phyrexia, una sola persona ha invaso il dominio di Yawgmoth ed è sopravvissuto per commettere lo stesso sacrilegio una seconda volta. Si potrebbe definire Urza l’artefice di una Controinvasione Dominariana.” –Lyak, Tessisapere di Vithia

In questo episodio

Sopravvissuta a Phyrexia, Xantcha incontra Urza e con lui pianifica una controinvasione ai danni di Phyrexia.

Piani per una Controinvasione

Quando Xantcha si risvegliò, scoprì di essere stata portata in una stanza privata, all’interno della quale incontrò di persona il suo salvatore: Urza. Il planeswalker era convinto di trovarsi di fronte ad una persona completata come era stato suo fratello, e quando lei gli spiegò di essere phyrexiana, egli si convinse che le avessero fatto il lavaggio del cervello. In ogni caso, Urza sembrava intenzionato a distruggere Phyrexia, e Xantcha fu ben felice di rivelargli ogni informazione utile.

Nei duecento anni successivi, Xantcha visse come un essere umano, imparando la lingua del piano dove si trovava. Inizialmente finse di essere una giovane donna, salvo poi rendersi conto dei pericoli che questo comportava e creandosi di volta in volta nuove identità. Per la prima volta, Xantcha era davvero libera, ma sapeva che l’ombra di Phyrexia incombeva ancora su di lei.

Urza, però, aveva un piano. Aveva costruito un drago meccanico integrando pezzi dei guerrieri meccanici insettoidi e stava aspettando il ritorno dei phyrexiani. Sfruttando l’ambulatore di questi ultimi, il planeswalker pensava di poter studiare un modo per raggiungere Phyrexia. Xantcha, dal canto suo, era entusiasta dell’idea. Nella Quarta Sfera, infatti giaceva ancora il suo Cuore, l’artefatto che permetteva ai sacerdoti di controllarla e senza il quale, di fatto, non sarebbe mai stata libera.

La Controinvasione Dominariana

Dopo due secoli di pace, una nuova squadra phyrexiana mise piede sul piano, trovandosi però ad essere sterminata da Urza. Una volta che il planeswalker ebbe studiato il “percorso” dell’Ambulatore, però, partì a bordo del suo drago modificato, lasciando Xantcha indietro. La newt però non aveva intenzione di arrendersi, perciò mise piede sull’ambulatore e lo attivò, ritrovandosi in una Quarta Sfera completamente vuota e in allarme.

All’arrivo della newt, il “cielo” della Quarta crollò verso il basso, rivelando Urza e il suo drago che stavano portando il caos nella Terza Sfera. Xantcha, quindi, approfittò della situazione per raggiungere il Tempio della Carne e recuperare il suo cuore.

Tra l’arrivo di Xantcha e l’ottenimento del cuore, però, erano già passate ore. Lo slancio iniziale della controinvasione di Urza si era spento e i demoni phyrexiani avevano avuto il tempo di raccogliere le proprie forze, comprendere la situazione e reagire di conseguenza, circondando il planeswalker e danneggiando il drago meccanico. Grazie ad un artefatto che Urza le aveva fatto ingoiare e che evocava una sorta di armatura aderente al suo corpo, Xantcha raggiunse l’alleato, trovandolo però completamente perso in una sorta di trance.

Vedendo che le labbra del planeswalker si muovevano a sillabare un nome, Xantcha si sentì raggelare. Urza stava cercando di pronunciare un nome che non avrebbe mai dovuto proclamare ad alta voce e che non avrebbe dovuto conoscere. Quella singola parola, se pronunciata, avrebbe risvegliato il dio oscuro di Phyrexia: Yawgmoth, il nome dell’Ineffabile, il nome che non poteva essere pronunciato. Udendo il planeswalker iniziare a pronunciare quel nome, Xantcha gli gridò in faccia il proprio, riuscendo a dargli la lucidità necessaria per scappare via da Phyrexia.

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