“Se volessimo riassumere la storia di Volrath in una sola parola, questa sarebbe “dolore”. Il dolore di aver fallito la prova della vita; il dolore di essere stato ripudiato da suo padre; il dolore utilizzato come strumento per mantenere il potere; il dolore delle vittime dei suoi spaventosi esperimenti e dei suoi inganni, dal quale egli sembrava trarre gioia; il dolore per essere stato umiliato dai suoi nemici; il dolore di avere perso tutto ciò che aveva.” –Lyak, Tessisapere di Vithia
In questo episodio
Raggiunte le Aule dei Sogni, Gerrad e Starke affrontano finalmente il crudele e misterioso evincaro Volrath.
La sfida di Volrath
Una volta raggiunta la cima delle Aule dei Sogni, Gerrard si ritrovò in una stanza oscura, avvolta da una misteriosa nebbia sovrannaturale. La voce di Volrath accolse il giovane Capashen e gli rivelò la verità sulle proprie origini: l’Evincaro altri non era che Vuel, il figlio di Sidar Kondo.
Per spiegare al fratellastro i motivi del suo odio, Vuel uscì allo scoperto, mostrando il suo aspetto mutato dalla tecnologia phyrexiana, ma quando Starke li raggiunse, si ritirò nelle tenebre, lasciando Gerrard e il rathi alla mercé di una Sisay e di una Takara (la figlia di Starke) controllate mentalmente da un Elmo dell’Obbedienza.
I due compagni riuscirono a sconfiggere le due giovani donne senza far loro del male, ma non riuscirono ad impedire a Takara di colpire suo padre ed accecarlo. Rimasto apparentemente senza più trucchi, Volrath ingaggià un duello con Gerrard, certo di poter trionfare grazie al suo corpo potenziato. L’eroe della Cavalcavento, tuttavia, era addestrato al combattimento e seppur con molta fatica, riuscì a colpire l’evincaro, comprendendo che nessun discorso avrebbe riportato Vuel alla ragione.
L’ultimo inganno di Volrath
Sotto gli occhi del benaliano, però, il cadavere si trasformò in quello stesso mutaforma che aveva incontrato nei laboratori e che Mirri aveva messo in fuga.
Gerrard dovette però rinunciare al proposito di cercare il vero Vuel, perché all’esterno delle Aule, la Cavalcavento, che nel frattempo aveva raggiunto i Giardini per recuperare lui e Starke, stava subendo gli attacchi della Predatrice e i tentativi di un Crovax impazzito di sabotare la nave.
Per impedire all’urborgiano maledetto e vampirizzato da Selenia di danneggiare la nave, Mirri decise di buttarlo fuori bordo, finendo per venire morsa e trasformata in vampira a sua volta. Tuttavia, Mirri fu in grado di dirigere la sua nuova sete di sangue e violenza verso Crovax, fermandolo prima che potesse far del male a Gerrard, l’uomo che ella aveva sempre amato, sebbene sapesse di non essere ricambiata.
Mentre il suo amato tornava a bordo e Karn intuiva di poter utilizzare la Mutacielo per accelerare i movimenti della nave, Mirri osservò un’ultima volta la Cavalcavento, ricordando le parole che un avatar dei felini le aveva rivolto quando studiava con Gerrard: nonostante tutte le sue speranze, il benaliano non l’avrebbe mai amata.
Fino all’ultimo secondo possibile, Gerrard continuò a cercare con lo sguardo la sua amica, ma alla fine, l’istinto di sopravvivenza ebbe la meglio e per evitare un nuovo scontro con la Predatrice, Gerrard diede ordine all’equipaggio di ripartire.
Fuga dalla Fortezza di Volrath
Nonostante la velocità superiore ottenuta grazie alla Mutacielo, la Cavalcavento non riuscì a lasciarsi alle spalle la sua rivale, che continuò il suo folle inseguimento. Greven sapeva che se si fosse lasciato scappare la Cavalcavento, Volrath lo avrebbe sottoposto a torture innominabili, ma nonostante i suoi sforzi, la sua nave non riuscì mai a raggiungere quella di Sisay.
Con la Predatrice alle spalle e viaggiando ad una velocità estrema che rendeva la nave a malapena governabile, la Cavalcavento raggiunse in poco tempo il Portale Instabile che Ertai stava tenendo aperto. Nel vedere la nave avvicinarsi a velocità assurda, il giovane tolariano comprese che i suoi compagni non si sarebbero fermati e si gettò nel vuoto nella speranza di atterrare sulla Cavalcavento. Ma la nave, troppo veloce, sparì nel portale mentre il mago era ancora in volo.
Quando Urza in persona apparve non visto per chiudere il portale, Ertai concluse la sua caduta nel posto peggiore in cui potesse trovarsi: il ponte della Predatrice, un istante prima che la nave si schiantasse contro le rocce.
Per approfondire
Rath and Storm, antologia di racconti a cura di Peter Archer (ENG)
Ne vuoi ancora?
Approfondimento su La Città delle Ombre: Esplorando Rath #4: la Fortezza dell’Evincaro
Episodio precedente: Phyrexia: storia di un incubo meccanico. Viaggio all’interno della Fortezza
Prossimo Episodio: Martedì 20 febbraio