Buon lunedì e buon inizio di settimana a tutti. Oggi prendiamo una pausa da liste e tornei per discutere di un fenomeno che da sempre spacca la community di Magic: The Gathering: il netdecking, ossia il copiare liste particolarmente performanti, il più delle volte con validi piazzamenti in competizioni ufficiali, per giocarle e cercare di emularne i risultati.
Il fenomeno è un po’ più complesso di quello che sembra, e la discussione tiene banco da un decennio o poco più, ossia da quando internet ha reso molto più semplice ed immediato lo scambio di informazioni riguardo al gioco. Solo di recente però, con l’avvento di MTG Arena, questa pratica ha preso il sopravvento soppiantando quella che era l’arte dell homebrew, ossia il deckbuilding allo stato puro, il costruire personalmente i propri mazzi da gioco.
Come si è arrivati al netdecking?
I giocatori un po’ più datati si ricorderanno com’era Magic quando non erano disponibili tutte le informazioni di cui possiamo usufruire oggi, quando non c’era modo di seguire gli eventi ufficiali e le liste non erano alla portata di tutti. Insomma, il Magic da fumetteria, fatto di discussioni, test, piccoli tornei in negozio; col giocatore che, per forza di cose, era obbligato a costruire il suo mazzo; scegliendo personalmente quali e quante carte includere. L’obiettivo solitamente era vincere il FNM (Friday Night Magic) o nella migliore delle ipotesi qualche RPTQ o PTQ (Regional Pro Tour Qualifier e Pro Tour Qualifier); in ogni caso, per chi volesse masticare competitivo, il tipo di competizione di riferimento restava il torneo.
Un giocatore che si affacciava allo Standard competitivo (prendo questo formato come esempio) solitamente sceglieva a grandi linee un archetipo e ne sviluppava una lista personalizzata, che andava ad affinare di volta in volta testandola e migliorandola. Ne conseguiva una più che buona conoscenza del meta da parte di quasi tutti i giocatori, oltre che una grandissima familiarità col mazzo che avevano tra le mani; senza tralasciare il fatto che si faceva scuola di deckbuilding a tutti gli effetti.
Nel frattempo, quello strano arnese chiamato internet cominciava a far circolare le prime liste dei Pro Tour e dei World Championship, nascevano i primi siti specializzati, che a cadenza mensile solitamente pubblicavano materiale per il mondo competitivo di Magic, un mondo, come abbiamo detto, da sempre tendente al deckbuilding fai da te.
Nelle fumetterie iniziavano a girare le prime liste su carta stampata, coi giocatori che giravano muniti di liste e penna per cercare le carte a loro mancanti per montare “quel mazzo arrivato primo al Pro Tour”. Il fenomeno era abbastanza isolato, lo zoccolo duro dei giocatori di vecchia data ha sempre visto questa pratica come un’ammissione di incapacità nel deckbuilding, denigrandola spesso e volentieri.
L’avvento di Arena e la netta inversione di tendenza
Ovviamente i fatti ci dicono che, da fenomeno isolato, il netdecking è diventato pratica sempre più comune: il valore monetario generale delle carte iniziava a salire, di conseguenza il prendere determinate carte significava fare un investimento vero e proprio; e con il proliferare di siti internet dedicati, i modi per informarsi e valutare gli investimenti diventavano sempre maggiori ed efficaci.
Ma veniamo ai giorni nostri: l’uscita di MTG: Arena rivoluziona prepotentemente il modo di giocare a Magic, si passa dal gioco competitivo orientato alla formula torneistica al gioco competitivo ladder-based, con sistema a scalata e non ad eliminazione. Vorrei porre l’attenzione proprio su questo fatto per capire ed interpretare meglio il fenomeno: i requisiti di una buona lista da torneo non combaciano spesso con i requisiti di una buona lista da ladder.
In un torneo a numero chiuso di partecipanti è più facile fare previsioni sul tipo di mazzi che si incontrerà, e di conseguenza è più facile inserire carte tech specifiche per determinati match-up; mentre in un sistema ladder abbiamo potenzialmente milioni di avversari possibili, è impossibile fare previsioni su quale sarà il prossimo mazzo da incontrare; e di conseguenza occorrono mazzi il più possibile “versatili”, in grado di fronteggiare il maggior numero possibile di minacce. Inoltre, un mazzo da torneo deve essere necessariamente solido, dal momento che ogni sconfitta può essere decisiva per uscire dalla competizione, mentre un mazzo da ladder può sacrificare un po’ di solidità a favore di un maggiore impatto, un “rischia-tutto” insomma. Questo perchè, nella struttura di una ladder, la singola partita è quasi priva di valore specifico, la vittoria o la sconfitta di un solo match cambiano pochi decimi percentuali sulla win rate del mazzo.
Un mazzo con una Win Rate del 55% è sicuramente un buon mazzo da ladder, ma allo stesso tempo è un pessimo mazzo da torneo. Questa semplice osservazione ci può far capire già molte cose.
Netdecking su Arena: l’usato sicuro
Una volta comprese le sostanziali differenze fra i sistemi competitivi del mondo cartaceo e di quello digitale, abbiamo gli strumenti per comprendere un po’ meglio questo fenomeno: internet ha sicuramente disabituato i giocatori al deckbuilding, una pratica già di per sè non semplice, che di solito si impara sul campo e difficilmente può essere instillata in altre maniere. I Pro Player, naturalmente, sono ottimi deckbuilder e nel giro di pochi minuti possono far circolare le loro liste in ogni angolo del globo, mettendo a disposizione di tutti la loro capacità, con la certezza che le liste, in mano loro, sono performanti.
In mano loro, già, perchè non basta possedere una Ferrari per essere dei piloti. Allo stesso modo, non basta avere il mazzo del campione del mondo per diventare tale. A inizio articolo vi dicevo di come un giocatore che costruiva il suo mazzo da solo sviluppasse una grande familiarità con esso: potremmo definirla la capacità di pilotarlo.
Il netdecking, per comodo che sia, offre certezze a determinate condizioni: quel mazzo fa risultato se lo piloti in una determinata maniera, se prendi determinate scelte in determinati momenti; ma non ti aiuta a pilotarlo (a meno che il giocatore non si metta a visionare partite su partite del pro player che ha creato il mazzo in questione).
Considerazioni finali
Insomma, è giusto prendere liste dal web o è meglio costruire mazzi di sana pianta? Come ho cercato di spiegarvi, è tutto relativo: prendere un mazzo costruito da un’altra persona ci espone al rischio di non essere in grado di giocarlo nella maniera corretta, per quanto siamo sicuri che quelle 60 carte siano in grado di condurci al nostro obiettivo. D’altro canto, costruire in autonomia i propri mazzi ci lascia un’effettiva incertezza sulla capacità dello stesso di fare risultati, ma siamo sicuri di sapere cosa vogliamo fare ed in che modo.
L’unica certezza, è che il netdecking ormai fa parte degli usi e costumi di questo gioco, con buona pace di chi non vede la pratica di buon occhio; ma allo stesso tempo da solo non può garantire risultati, se non è associato a pratica ed esercizio.