Una delle modalità più controverse di MTG Arena, per quanto riguarda le differenze con la sua controparte cartacea, è sicuramente il draft. In questo articolo non ci soffermeremo sulla modalità in sè, abbiamo già speso diverse guide ai pick e ai migliori archetipi; ma andremo ad analizzare le differenze fra un draft cartaceo ed un draft su MTG: Arena, cercando di capire perchè offrano due esperienze di gioco totalmente diverse.
In un draft cartaceo, 8 giocatori si siedono attorno ad un tavolo con 3 booster pack a testa: aprono il primo, scelgono una carta, e fanno passare le altre; ricevendone poi altrettante per ripetere il procedimento. Durante tutto il corso del draft i parametri di selezione delle carte, nella testa di un giocatore, variano di continuo: inizialmente si è portati a selezionare una carta in base al suo valore assoluto, per creare le fondamenta del mazzo; ma già dal secondo pack ci sarà un orientamento di selezione in base al pool di carte già acquisite; e in diverse occasioni ci si troverà di fronte a scelte ardue, fra carte funzionali per il mazzo che si sta costruendo e carte dal power level molto alto, ma che difficilmente troverebbero spazio nel mazzo che stiamo costruendo.
Esattamente in questa fase del draft cartaceo troviamo le scelte più impegnative e difficili, perchè subentra anche la variante del valore della singola carta, il che può portare a volte a prendere carte totalmente inutili al proprio mazzo, ma con un valore monetario sostanzioso, oppure carte di cui lo stesso giocatore ha necessità per mancanza nella sua collezione. Ne deriva che non tutti i pick fatti dai giocatori al tavolo sono mirati a migliorare il deck che stanno costruendo, lasciando una variabile di sana imprevedibilità.
Alla luce di quanto detto finora, cosa succede quando il draft avviene, invece, su MTG: Arena? Nel momento in cui sto scrivendo questo articolo, la Wizards of the Coast non ha ancora implementato la possibilità di fare draft con altri giocatori reali, perciò il draft avviene con dei bot, specificatamente istruiti dagli sviluppatori, tramite un sistema di ratings con dei punteggi affidati alle singole carte e agli archetipi che queste vanno a comporre. A primo impatto, notiamo subito che vengono meno un paio di variabili: su MTG: Arena, infatti, non abbiamo differenze di valore monetario e difficilmente un bot sceglierà una determinata carta perchè gli serve nella sua collezione.
Se i bot, a differenza dei giocatori reali, sono programmati preventivamente, viene anche meno una buona parte di imprevedibilità: sul lungo periodo saremo in grado di capire quali carte per loro hanno un punteggio alto (e quindi risulteranno quasi introvabili) e quali carte invece vengono ignorate o quasi. Questo elemento è fondamentale perchè dovrà influenzare anche le nostre scelte iniziali, quelle che solitamente vengono fatte solo sulla base del power level delle carte. Dobbiamo, infatti, sapere che alcuni archetipi saranno difficili da creare perchè i bot pickano “a vista” determinate carte; ma allo stesso tempo altri archetipi saranno facilmente “forzabili” per lo stesso motivo.
Ne possiamo dedurre che, sebbene gli archetipi di riferimento (i cosiddetti Tier) siano comuni per cartaceo e digitale, su quest ultimo risulterà più “difficile” puntare ai Tier 1, perchè avremo a che fare con delle intelligenze artificiali che, più di una persona normale, saranno portate a togliere determinate carte dal pool, senza le varianti decisionali di cui si faceva riferimento prima riguardo valore della carta o necessità della stessa nella collezione del giocatore.
La domanda sorge spontanea: nelle scelte iniziali del draft su Arena, allora, conviene puntare su alcuni archetipi meno performanti ma di cui abbiamo la certezza di poter comporre un mazzo solido da 40 carte? Oppure vale la pena rischiare di puntare ai Tier 1, pur sapendo che difficilmente vedremo circolare determinate carte?
Come spesso accade, probabilmente la giusta via è nel mezzo; è sbagliato dopo pochi pick voler forzare un archetipo o tralasciarne totalmente un altro, tuttavia in situazioni in cui il pack che abbiamo tra le mani non offra grossi spunti, occorrerà saper scegliere comunque il meglio a nostra disposizione, sapendo prediligere archetipi le cui carte chiave siano di rarità comune o comunque fuori dal radar dei bot.
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