“I goblin di Mirrodin consideravano il sole Rosso che raggiungeva lo zenith direttamente sulla Lacuna Rossa, un’unione sacra tra la Madre d’Acciaio e il Tiranno del Cielo. Durante questi giorni, la popolazione goblin si accalcava nei pressi della Grande Fornace. I goblin erano convinti che durante il giorno sacro la luce del Sole Rosso rendesse più fertili, e che accoppiarsi il più vicino possibile alla Lacuna fosse un modo per produrre un maggior numero di figli in salute.” –Lyak, Tessisapere di Vithia
In questo episodio
I goblin di Mirrodin devono affrontare la Scomparsa e la contaminazione del loro luogo sacro: la Grande Fornace.
La nuova società goblin
La Scomparsa fu un evento drammatico anche per i goblin. Vedere i propri simili svanire nel nulla fu un trauma per creature con reazioni meno passionali di quelle dei goblin, dopotutto, perciò non c’è da stupirsi se nelle menti dei membri di questa razza che vivevano nella Grande Fornace, tale evento diede vita a reazioni esagerate, violente e caotiche. Da Kuldotha, decine di migliaia di goblin in preda al panico si riversarono nelle terre esterne, provocando reazioni violente da parte delle popolazioni “invase”, e finendo per provocare danni a sé stessi e al prossimo. Una volta conclusa l’ondata di panico, i goblin sopravvissuti migrarono nuovamente verso la loro casa ancestrale. Quelli tra loro che riuscirono a tornare, si affidarono ciecamente ai sacerdoti, coloro che anche prima della Scomparsa avevano guidato la specie.
Dovendo trovare delle risposte, i sacerdoti si affidarono alle superstizioni che da più di un secolo erano radicate nella cultura dei goblin, e basarono la dottrina post-Scomparsa su sei imperativi. I primi tre erano “regole” da seguire alla vita di tutti i giorni, durante la quale i goblin avrebbero dovuto riprodurre, consumare e costruire. La seconda triade, era invece composta da tre regole (riduci, riusa, ricicla) per il corretto smaltimento dei “rifiuti” (cadaveri o impurità).
Si disse quindi che le anime degli scomparsi erano tornate al Sole Nero, che loro chiamavano Ingle, in attesa di incarnarsi nuovamente all’interno di Kuldotha, nel corso dei numerosi rituali di prosperità che da allora in avanti furono promossi più frequentemente dai sacerdoti, nel tentativo di riprendersi dalle perdite subite durante la Guerra dei Livellatori (combattuta in prima linea dal clan Krark, ma della quale furono vittima tutti quei goblin che si ritrovarono eserciti di mostri meccanici a scalare la Lacuna Rossa) e dopo il Grande Esodo.
La rovina dei goblin
L’istituzione dei clan cadde dopo poco tempo, probabilmente a causa dell’enorme numero di goblin che i sacerdoti della Fornace dovettero gestire dopo solamente un paio di generazioni, troppi per essere divisi in strutture rigide. Purtroppo, essendo l’intera vita dei goblin legata alla Grande Fornace e al desiderio di vivere il più possibile nelle sue prossimità, nel secolo e mezzo intercorso tra la Scomparsa e l’Avvento di Phyrexia si accesero numerosi e frequenti conflitti per il controllo dei cunicoli scavati tra il Livello Fornace e la superficie. Spesso, nei periodi di maggior sovrappopolazione, i sacerdoti invitavano i loro seguaci ad uscire e viaggiare per il mondo, alla ricerca di tesori da portare a Kuldotha.
Quelli che rimanevano legati ai territori ancestrali della loro specie, passavano le loro giornate a cercare artefatti da sacrificare al Tiranno del Cielo, il Sole Rosso, a costruire strumenti e meccanismi dalla dubbia utilità e dall’altrettanto dubbia durata. Questi erano resi poi ancor più fragili dalla Spora, il fenomeno che aveva causato la guerra civile dei vulshok.
Ne vuoi ancora?
Approfondimento su La Città delle Ombre: Sintetizzando Innistrad, capitolo 2: la Tomba Infernale
Episodio precedente: Phyrexia: storia di un incubo meccanico. Geth alla riscossa
Prossimo Episodio: Martedì 22 ottobre
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