Spesso e volentieri è così, fidatevi.
Se trovate eccessivo il titolo di questo articolo, probabilmente non vi siete mai trovati di fronte alle massime scritte o proferite che esamineremo a breve… oppure, semplicemente, fate parte dei “giocatori” che quelle cose le dice e le scrive. In entrambi i casi quello che state per leggere è dedicato soprattutto a voi.
Come sempre all’inizio di questo genere di trattati, doverose premesse:
- Non sto parlando della parte “adunanza” del gioco.
- Non sono nessuno e ciò che state per leggere è semplicemente un mio pensiero. E sapete cosa? Va bene così, perché dubito fortemente che fra di voi ci sia qualcuno. “Qualcuno” inteso come designer facenti parte del team della Wizards of the Coast, gente con potere decisionale all’interno della compagnia o qualsiasi individuo più influente di un semplice consumatore.
Quindi, che voi abbiate cominciato a giocare ieri e non sappiate cosa sia la priorità o che giochiate da quando Magic è nato e abbiate vinto i mondiali l’anno scorso poco importa: le nostre sono comunque opinioni di comuni mortali. Se non vi trovate d’accordo con questa premessa, potete tranquillamente fermarvi qui e risparmiare tempo.
Conclusa l’introduzione, passiamo adesso al succo del discorso. Possiamo dividere in due grandi categorie queste dichiarazioni: quelle scaturite dall’introduzione di cambiamenti e quelle “senza tempo” che hanno da ridire su chi, cosa, come, quando o perché gioca.
Scenario 1
Magic è morto.
– Anonimo con evidenti problemi di autostima quando: hanno annunciato la reserved list, hanno introdotto i planeswalker, hanno aggiunto la rarità mitica, eccetera, eccetera
Puntualmente, ogni volta che viene introdotto un cambiamento importante nel gioco o nel mondo che gira attorno ad esso, troviamo persone che si scoprono azionisti, imprenditori ma soprattutto medici necroscopi, rilasciando prontamente il buon vecchio certificato di morte™ di Magic: the Gathering.
Ci tengo a dire che, più che sembrare medici o esperti, per me somigliano all’Hagrid della famosa scena di Harry Potter “rivisitata” in versione YTP.
Come possiamo trattare con questi individui? Semplice: se ci troviamo di fronte ad un medico provetto, discutere in modo logico e civile non sarà un’opzione: avrà una lunga esperienza di rilascio certificati dalla sua e questa sovrasterà qualsiasi argomentazione. Vediamo comunque le scelte diverse dal silenzio che abbiamo a disposizione.
La risposta costruttiva
Il cambiamento è inevitabile. La vita, la tecnologia, la società in cui viviamo sono in costante mutamento: evolvono e cambiano ad un passo talmente rapido che ormai non riusciamo quasi a stargli dietro. Lo stesso vale per l’arte, la musica e questo gioco: alcuni prodotti da intrattenimento, per sopravvivere, prima di essere consumati devono essere venduti. Quindi se il mondo cambia questi dovranno adattarsi di conseguenza.
Inoltre (risulterò banale ma, evidentemente, c’è bisogno di dire anche questo) cambiare qualcosa non significa necessariamente renderla peggiore. A volte potrà andare male? Sì, è un rischio implicito. A volte è necessario o, comunque, risulta essere il male minore… perciò pazienza. Senza sperimentazione non ci potrebbe essere innovazione, miglioramento o progresso. E se stai leggendo queste parole vuol dire che stai utilizzando strumenti nati grazie al cambiamento. Nulla è perfetto e difficilmente qualcosa lo sarà mai, però si mira alla luna per colpire gli alberi. O, almeno, ci si prova.
Va bene che questo cambiamento possa farci storcere il naso, non sei costretto ad accettarlo se non vuoi. Però dagli almeno una possibilità prima di strapparti le vesti urlando al sacrilegio. Non sempre bisogna provare qualcosa per sapere se ti piace, ma non sarebbe meglio averne la certezza?
Un altro consiglio che posso dare è: siate più specifici. Va bene, ad esempio, dire che “per te il gioco è morto” (se ti conosco o se eravamo compagni di giochi può sicuramente dispiacermi, altrimenti puoi anche tenerlo per te, ecco) oppure che il gioco “così come lo conoscevamo, è morto” (può darsi, dipende dai punti di vista). Sono differenze piccole ma importanti per evitare di essere scambiati per fenomeni da circo.
“L’altra” risposta
Se Magic è morto allora perché, di grazia, lei ci sta ancora giocando?
Ebbene sì: la maggior parte (perché qualcuno di coerente c’è, non voglio fare di tutta l’erba un fascio) degli illustri dottori che annunciano il decesso sono gli stessi che, dopo aver pianto perché il giochino che la mamma gli ha portato non era proprio come volevano, faranno finta di nulla e continueranno, ipocritamente, ad utilizzarlo.
La vita, si sa, è fatta di compromessi. Potete anche evitare di fingere di essere quelli che hanno il libro della verità™: vi assicuro che avrete quasi sempre da guadagnarci e che nessuno noterà la differenza.
Quando sono giù e voglio farmi qualche risata penso a come sarebbe il mondo se, ogni volta che ci fosse un cambiamento del genere, le persone che si stracciano le vesti in questo modo poi cominciassero a giocare solo come o cosa dicono loro. A quest’ora, probabilmente, Magic sarebbe morto davvero.
Se volete utilizzare una risposta che sintetizzi il tutto potete scegliere tra un semplice “va bene finché è ancora caldo” oppure optare per un più pungente “tieni, ti è caduto questo:“
Vi propongo un video con esempi più che calzanti che, a mio avviso, riassume perfettamente il discorso.
Nonostante non mi definisca uno dei più grandi fan del “Professore”, devo ammettere che con questo ha proprio colto nel segno.
Quindi, ragazzi, consiglio spassionato: non annunciate l’apocalisse se questa non è in corso (o se almeno non siete sicuri che essa stia per cominciare), perché dubito avrete una seconda possibilità di risultare credibili. Come si suol dire: “non dire gatto se non ce l’hai nel sacco”.
Magic, come tutto nella storia dell’universo, avrà una fine ma, fino ad allora, possiamo risparmiarci i catastrofismi. Anche perché se ci definiamo dei giocatori è proprio perché il gioco ci piace e (dico così, tanto per) dovrebbe essere nostro interesse mantenerlo vivo e sano più a lungo possibile invece di scommettere come o quando terminerà i suoi giorni.
Scenario 2
X non è Magic (oppure “X non è VERO Magic”)!
Dove X è una piattaforma di gioco, un formato o un modo di giocare
Anche in questo caso, a meno che non abbiate cominciato a giocare di recentemente chissà quante volte avrete sentito o letto questa frase. È un classico intramontabile e non riesco a non ridere o ridacchiare ogni volta che viene detta con intenti non ironici.
Se ci fate caso, la parola “Magic” qui può essere sostituita con le parole “musica”, “arte” e “sport” rimanendo comunque parecchio familiare. Questa frase fa parte della famiglia de “ai miei tempi” e di “la mia generazione” e l’ambito di cui tratta è molto vicino a quello del primo scenario, ovvero il cambiamento, seppur con qualche differenza. Esaminiamo anche qui le scelte a disposizione per rispondere agli autenticatori certificati.
La risposta costruttiva
Solo perché qualcosa è stato generato da un fenomeno più popolare, esteso e/o vecchio, non significa che l’originale sia l’unico ed inimitabile modo di fare o pensare. Entrano in gioco anche il contesto e una cosa chiama preferenze, ovvero i gusti.
Solo perché la musica classica ha influenzato quasi tutto dal suo periodo in poi, non significa che questa sia obbiettivamente e assolutamente migliore rispetto al rock, al rap o al j-pop. Il fatto che sia più vecchia rispetto ai generi odierni non significa che sia l’unica ad avere il diritto e la dignità di esistere. Anche perché, indovinate un po’? Anche la musica classica affonda le sue radici in qualcos’altro. Dovremmo quindi forse definire “musica” esclusivamente le percussioni di ossa e oggetti contundenti su pelli tese o altri oggetti?
Inizialmente, MtG era stato concepito per essere giocato in pochi modi. Successivamente, però, ci si è resi conto del suo enorme potenziale. Guardate adesso: perché un gioco così popolare di questa complessità e profondità dovrebbe trovare espressione in solo un paio di varianti? Perché qualcuno dovrebbe arrogarsi il diritto di dirmi in che modo dovrei giocare con i miei amici o con altre persone disposte a farlo a modo mio?
Fintanto che la diversità e la varietà risulteranno sinonimi di ricchezza, crescita e successo per il gioco e i giocatori, ben vengano le alternative. Questo, naturalmente, cercando di non sforare nell’eccesso, che all’estremo rischia di trasformare varietà e diversità in frammentazione, isolamento e impoverimento.
Che sia su Arena, su MtGO, dal vivo, su Shandalar o su Duels non ho intenzione di farmi dire a cosa dovrei giocare o come dovrei farlo, ognuno di questi è un modo diverso di giocare a Magic proprio come lo sono i vari formati: Standard, Modern, Pioneer, Historic, e così via.
Ufficiale o meno, casual o competitivo, a casa o in negozio, Bo3, Bo1 o Bo5 non importa. Certo, hanno tutte queste modalità di gioco i loro pregi e i loro difetti e alcuni potrebbero essere migliori di come sono attualmente. Tuttavia, se questa varietà migliora la mia esperienza di giocatore, va bene così. E, se qualcosa continua a non garbarvi, basta dire “non mi piace” invece di sminuirla e spalare fango anche su chi, invece, la apprezza.
“L’altra” risposta
Siamo di fronte al classico caso di “dato che non mi piace, allora non dovrebbe esistere” o comunque “quello che faccio io va bene e tutti quelli che fanno diversamente sono degli idioti”.
Come dici? Dal vivo puoi fare le combo infinite mentre su Arena e su MtGO no quindi non puoi giocare il tuo mazzo preferito? Poverino, dev’essere dura. Però hai ragione: dal vivo bisogna ricordare le abilità in pila. E si può bluffare, fare giochi di prestigio, shark ruling e se sto affrontando una competizione importante spesso devo stare più attento a chi ho di fronte che alla partita stessa.
Questo in una partita dal vivo non sarebbe successo? Cavolo, complimenti, non mi ero proprio accorto che due cose che non sono esattamente uguali sono DIVERSE! Però grazie a te, campione, adesso l’hanno capito anche gli altri.
In alternativa potete optare per un azzeccatissimo “ok, boomer” con immagine allegata.
Conclusione
Vorrei tanto ci fosse una conclusione sensata per questo delirio. Innanzitutto, se siete d’accordo con ciò che ho scritto, potete linkare questo articolo nelle discussioni per risparmiare un po’ di tempo.
Poi, se posso permettermi di dire un’ultima cosa: tutti dovremmo ricordare che, alla fine dei conti, siamo persone adulte che hanno la fortuna di poter giocare alle figurine e, proprio per questo, forse non ce la stiamo passando poi così male. Siamo già abbastanza ridicoli così, ecco.
Quindi perché perdere il nostro prezioso tempo a litigare e/o a sparare str*nzate quando potremmo occuparlo assumendo sostanze assolutamente lecite, giocando in compagnia e facendo l’ammmore?